IL FEMMINISMO DEI DATI
Un approccio critico alla Data Science
In occasione della Giornata Internazionale della donna vorrei concentrarmi su un metodo di lettura critico e innovativo di un patrimonio che ormai tutti consideriamo inestimabile: i dati.
L’approccio è il data feminism che ha rivoluzionato la scienza dei dati, tentando di guardare ai numeri con un focus specifico sulle donne e sulle discriminazioni di genere. Catherine D’Ignazio e Lauren F. Klein, autrici del libro “Data Feminism” e pioniere di questo nuova metodologia, sostengono che l’analisi dei dati sia un dispositivo di controllo e di potere. L’obiettivo del data feminism è considerare il pluralismo e i diversi contesti per rendere visibile ciò che spesso non lo è, come ad esempio il lavoro familiare di cura, non retribuito e da secoli appannaggio delle donne. Il “data feminism” si propone di offrire una visione alternativa rispetto ai dati ufficialmente raccolti, spesso conteggiando ciò che non viene altrimenti considerato nelle statistiche istituzionali.
Conoscere il femminismo dei dati ci fa capire meglio le diseguaglianze e i rapporti di potere, ovvero i motivi per cui i dati vengono raccolti oppure no. Ciò che cerca di individuare è chi detiene il potere della raccolta dati, dell’analisi e della visualizzazione. Si interroga su chi beneficia dall’esistenza di quei dati o dalla loro “non esistenza” e su chi è discriminato, aiutandoci a leggere il dato nascosto in modo attivo e consapevole.
Purtroppo, i dati che ad oggi raccogliamo sulla condizione femminile ci raccontano ancora di una disparità che riguarda principalmente tre aspetti: l’accesso alle posizioni più avanzate di carriera, lo stipendio e la distribuzione di carico di lavoro familiare non retribuito. Questo emerge non solo dalle statistiche raccolte in ambito nazionale, ma anche a livello europeo.
Le aziende, come ci dice la giornalista, esperta di dati, Donata Columbro, possono fare tantissimo per ridurre il divario di genere, raccogliendo dati, in maniera consapevole, sui propri dipendenti, sia uomini che donne, al fine di comprendere meglio le loro esigenze e migliorare in questo modo il welfare aziendale e quindi la produttività dei dipendenti stessi.
Sono enormi i vantaggi di una politica aziendale che tende ad annullare la disparità di genere, soprattutto per le PMI. Innanzitutto, permette di attirare e trattenere i talenti, creando un ambiente di lavoro più aperto e inclusivo. Inoltre, migliora la qualità del lavoro, in quanto le donne hanno la possibilità di dare pienamente il loro contributo quando non sono discriminate. Infine, aumenta la produttività e la redditività dell’azienda.
Raccogliere dati sulla disparità di genere all’interno della propria azienda, vuol dire andare a identificare le aree in cui è necessario un intervento e sviluppare politiche e programmi che promuovano la parità di genere.
Le aziende possono giocare un ruolo determinante nel ridurre il divario di genere e l’utilizzo consapevole dei dati può essere un alleato efficace per raggiungere questo obiettivo.
Siete pronti a fare la differenza? Siate pionieri nell’eliminare le barriere che impediscono alle donne di accedere alle posizioni di leadership, di ottenere salari equi e di bilanciare il lavoro familiare non retribuito.
Insieme possiamo creare un ambiente di lavoro più inclusivo, equo e produttivo per tutte e tutti. È il momento di trasformare i dati in azione! Siete con noi?